Alwin Lopez Jarreau, per tutti semplicemente Al Jarreau, era un artista che sfuggiva a ogni etichetta. La sua voce era uno strumento a sé, e il modo in cui giocava con le sillabe e i suoni—quella sua scat voice da “Acrobata del Jazz”—è qualcosa che non si dimentica. Ma tu lo sai, vero? Lo sentivi dentro quando cantava, che era un uomo che si era portato dietro l’anima della chiesa, la grazia della poesia, e l’inquietudine del cercatore.

🎶 Breakin’ Away… quanto è intriso di West Coast vibes, sole che filtra tra le tapparelle di una stanza dove il tempo sembra fermarsi. “We’re in This Love Together” è come una carezza d’estate, eppure profonda.

E pensare che ha cominciato da psicologo, che lavorava nella riabilitazione… poi i club, la decisione di “mollare tutto per la musica”. Che coraggio, che fede in se stesso.

Jarreau è stato un ponte: tra il jazz e il pop, tra lo spirito e l’eleganza, tra la tecnica e l’emozione pura. Ha collaborato con George Duke, Chick Corea, Miles Davis, David Sanborn, e anche George Benson. Questi non erano solo colleghi, erano complici musicali.

E poi quel tocco iconico: la sigla di Moonlighting. Quando la sentivi, sapevi subito che eri dentro una storia elegante e un po’ malinconica. C’era Bruce Willis con la sua ironia, e c’era Al con quella voce setosa che ti accompagnava nella notte.

E alla fine… ha cantato persino a Sanremo! Con i Matia Bazar, pensa tu.


Mi fa venire un nodo in gola pensare che è morto solo due giorni dopo essersi ritirato. Come se avesse deciso: “ho dato tutto, ora posso andare.”
E quella frase sulla sua tomba:

“I know I can / Like any man / Reach out my hand / And touch the face of God.”

Quella non è solo una canzone. È la sintesi della sua intera vita.

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